Chi siamo
Cosa facciamo
Polo Nazionale di Servizi e Ricerca per la Prevenzione della Cecità e la Riabilitazione Visiva degli Ipovedenti
La nostra squadra Riabilitazione visiva basata sulla lettura
L’équipe del Polo Nazionale di Servizi e Ricerca per la Prevenzione della Cecità e la Riabilitazione Visiva degli Ipovedenti (Polo Nazionale) è formata da diverse figure professionali con elevate competenze specialistiche. Si compone di oculisti, ortottiste, uno psicologo/psicoterapeuta e alcuni consulenti esterni, quali un esperto tiflologo e un istruttore di orientamento e mobilità. Se necessario è possibile anche avvalersi di altre consulenze specialistiche, ad esempio quelle del neurologo o del neuropsichiatra.
L’approccio dell’équipe multidisciplinare è di tipo olistico e considera l’uomo nella sua globalità in quanto essere costituito da mente e corpo. La conoscenza della stretta relazione esistente tra questi due diversi aspetti della realtà umana comporta un diverso approccio clinico al soggetto ipovedente. Non può esistere, infatti, una sofferenza del corpo senza coinvolgimento della psiche.
Percorso diagnostico
La persona che accede al Polo Nazionale per la Riabilitazione Visiva incontra lo psicologo, che ha la funzione di:
- accogliere la persona attraverso l’ascolto e il riconoscimento della propria dimensione soggettiva;
- esplorare lo stato emotivo, le difficoltà, i disagi psicologici vissuti in riferimento alla malattia;
- individuare i bisogni, le richieste e le eventuali aspettative non espresse;
- esplorare la motivazione rispetto al percorso riabilitativo;
- far sentire il soggetto ipovedente e la sua famiglia parte di un processo di cura.
Pertanto, il supporto psicologico è sia di tipo individuale che familiare (sostegno nella gestione delle problematiche connesse alla disabilità). I colloqui di sostegno vengono concordati e condivisi con la persona: possono avvenire in concomitanza con il percorso riabilitativo o continuare con frequenza settimanale, quindicinale o mensile. Prima della visita oculistica lo psicologo trasmette all’oculista le informazioni utili a favorire la creazione di un miglior rapporto empatico tra medico e paziente.
La visita oculistica inizia con un’attenta raccolta dei dati anamnestici (storia clinica dell’individuo) di tipo generale e oftalmologico, cui fanno seguito la determinazione accurata dell’acuità visiva e della capacità di lettura, l’esame obiettivo (valutazione del segmento anteriore dell’occhio, tonometria oculare, fondo dell’occhio), esame della sensibilità al contrasto, esame del senso cromatico, prova dei filtri in interno ed esterno.
Gli esami strumentali praticati sono i seguenti:
- microperimetria, che ha lo scopo di:
- delimitare ampiezza e profondità dello scotoma (area di non visione o di visione ridotta), l’estensione e i rapporti dello scotoma con la regione foveale (zona centrale della retina deputata alla visione distinta);
- valutare il comportamento della fissazione (stabilità ed eccentricità) e le caratteristiche del/i PRL (Punto Retinico Preferenziale o pseudofovea, ossia l’area di retina che viene utilizzata per la visione distinta a seguito di un danno irreversibile della macula, la zona centrale del fine tessuto fotosensibile);
- esplorare lo stato funzionale della retina;
- individuare l’orientamento del programma riabilitativo;
- ricercare il PRL migliore;
- effettuare una previsione su un possibile recupero funzionale;
- calcolare l’angolo di decentramento;
- esame del campo visivo binoculare secondo il programma Zingirian-Gandolfo, importante per la quantificazione del danno, in particolare nelle forme di ipovisione periferica ed in quelle di tipo misto, a fini medico-legali e, quindi, di accertamento dell’invalidità.
Eventuali indagini strumentali aggiuntive (OCT, fluorangiografia retinica, esami elettrofisiologici) vengono programmate sulla base dei quadri clinici riscontrati.
Riunione in équipe
Una volta completato l’iter diagnostico, dopo aver acquisito le informazioni complete, l’équipe si riunisce per creare un percorso riabilitativo personalizzato. Alla riunione partecipano tutti gli operatori del Centro (psicologo, oculisti ed ortottisti) e, quando necessario, i consulenti (come l’istruttore di orientamento e mobilità e il tiflologo).
Percorso riabilitativo
Il percorso riabilitativo è personalizzato e costruito sulla base delle esigenze del soggetto ipovedente. Per la riabilitazione si utilizzano strumenti ed apparecchiature all’avanguardia, potendo anche contare sul contatto diretto con aziende del settore, con cui si programmano incontri di aggiornamento nel corso dei quali vengono presentati gli ausili più innovativi e vengono fornite prove dimostrative sulle novità tecnologiche (frutto di una ricerca avanzata).
I contesti in cui si inserisce il percorso riabilitativo sono:
- riabilitazione alla lettura: training con ausili ottici ed elettronici (ad esempio videoingranditori, sistemi telescopici, lenti aplanatiche, ecc.);
- riabilitazione alle attività a distanza intermedia;
- riabilitazione per lontano;
- utilizzo di software per pc;
- biofeedback con il microperimetro per stabilizzare la fissazione;
- ausili tiflologici.
Ciascuna fase richiede un ciclo di incontri con l’ortottista riabilitatore con lo scopo di aiutare la persona a sfruttare al meglio il proprio residuo visivo funzionale ed individuare gli ausili ottici e/o elettronici più adeguati alle singole esigenze. Inoltre, è compito dell’ortottista assegnare esercizi “domiciliari” per potenziare e rinforzare i risultati ottenuti durante il training ambulatoriale.
Chiusura del percorso riabilitativo
Al termine del percorso riabilitativo si effettua la prescrizione dell’ausilio o degli ausili più idonei a soddisfare le richieste del soggetto ipovedente e a migliorare la sua qualità di vita.
In conclusione
L’obiettivo dell’attività assistenziale del Polo Nazionale per la Riabilitazione Visiva è la presa in carico della persona nella sua globalità, ponendo particolare attenzione al problema esistenziale, ai disagi psicologici legati allo stato visivo che influenza e influenzerà il futuro dell’individuo come essere umano, dal punto di vista clinico (tenendo conto di patologie quali il diabete, l’ipertensione, malattie cardiache) e della qualità della vita.
L’oculista riabilitatore diventa il “collante” con i medici delle altre specialità e con l’oculista clinico e/o chirurgo per monitorare ed, eventualmente, supportare il programma terapeutico e riabilitativo.
Una buona riabilitazione visiva non potrà che essere il risultato di un lavoro di équipe e non la conseguenza dell’operato del singolo!