Che ruolo possono avere i movimenti oculari nella dislessia e negli altri DSA? Come accorgersene? Che esercizi visivi possono fare recuperare attenzione, concentrazione e capacità di lettura, calcolo e scrittura? Intervista a Daniela Ricci, Neuropsichiatra infantile presso il Polo Nazionale Ipovisione e Riabilitazione Visiva.
“Quando si parla di disturbi dell’apprendimento bisogna aver chiara una distinzione fondamentale: esistono disturbi dell’apprendimento che si presentano in bambini che hanno altre patologie: l’ipovisione, una lesione cerebrale, una sindrome genetica o un ritardo cognitivo. In questi casi si parla di Disturbi non specifici dell’apprendimento. Cioè disturbi che possono essere riconducibili a una causa immediatamente riconoscibile.
Esistono, però, altri casi, nei quali la causa non è individuata e di cui si conoscono solo dei fattori di rischio. Ovvero, si riscontra un disturbo dell’apprendimento, ma nessuna problematica o malattia al quale ricondurlo. In questo caso, si parla di Disturbi specifici dell’apprendimento (DSA). Su questi si stanno conducendo studi – e molti ne sono stati già fatti – per capire se alcuni problemi di vista, e dei movimenti oculari in particolare, siano strettamente correlati ai DSA e se esercizi riabilitativi specifici per migliorare l’organizzazione dei movimenti oculari possano incidere anche sui disturbi dell’apprendimento quali dislessia, disgrafia, disortografia, discalculia.
In che modo la vista potrebbe essere collegata ai DSA?
Quando si parla di vista non dobbiamo pensare solo a quello che vediamo, ma anche, e indissolubilmente, a quello che percepiamo. Le informazioni visive fisiche diventano significato: riconosciamo forme (lettere), attribuiamo valori, colleghiamo – nello spazio e nella logica – un oggetto o una forma con l’altra. Questo avviene attraverso la formazione di un archivio di informazioni che inizia a crearsi fin dalle prime settimane di vita e che incrementa nel tempo. I bambini, utilizzando anche la vista, prima imparano a riconoscere (persone, oggetti, situazioni), poi imitano (azioni, smorfie, suoni e parole), poi riproducono (forme in 3 dimensioni o disegni), poi iniziano a usare la fantasia (che implica capacità di astrazione) per costruire e riprodurre ciò che immaginano. L’acquisizione di queste competenze avviene attraverso l’attivazione di connessioni sempre più complesse tra diverse aree cerebrali. Semplificando il concetto, tali connessioni permettono la decodifica dello stimolo fisico-visivo e l’organizzazione della risposta. Dai 2-3 mesi di età iniziano ad attivarsi 2 network visivi, la via ventrale (che permette il riconoscimento di forme, volti, oggetti, ambienti) e una via dorsale (deputata all’organizzazione e comprensione del movimento). Man mano che il bambino cresce, negli anni, queste due vie, a loro volta, si collegano ad altre aree corticali cerebrali, permettendo la maturazione dell’attenzione, delle abilità cognitive e delle funzioni esecutive, che sono poi le competenze che vengono valutate nel DSA. Se nel percorso viene compromessa la progressiva attivazione e connessione tra le diverse aree cerebrali coinvolte, le competenze del bambino non raggiungono il livello atteso.
Si discute, in particolare, della relazione tra movimenti oculari alterati e l’insorgenza nei disturbi dell’apprendimento.
I movimenti oculari giocano un ruolo molto importante perché permettono di eseguire una esplorazione rapida, per identificare un oggetto, e una esplorazione più lenta e sistematica, che ci aiuta a distinguere due oggetti simili tra loro, individuandone i particolari comuni e le differenze. E sono determinanti anche nel controllo del tratto grafico, infatti sono fondamentali per disegno, scrittura e lettura. Questo non ci autorizza a dire che alterati movimenti oculari provochino sicuramente disturbi dell’apprendimento specifici. Non ancora, almeno. Moltissimi studi, però, hanno rilevato la presenza concomitante di entrambi in una percentuale elevata di casi. Una correlazione che, finora, è stata riscontrata e indagata soprattutto da neurologhi e neuropsichiatri infantili, mentre l’apporto prezioso delle competenze di medici oculisti e ortottisti, a mio modesto avviso, potrebbe essere di grande beneficio per individuare precocemente i bambini a rischio. I problemi della vista, infatti, spesso non rimangono confinati solo alla vista.
Correggere i movimenti oculari riduce gli effetti dei DSA?
Questo è esattamente lo studio che stiamo conducendo al Polo Nazionale Ipovisione in collaborazione con il Servizio di Ortottica e Oculistica Pediatrica. Viene eseguita una valutazione ortottica che indaga specificamente l’inseguimento visivo lento e rapido, la qualità delle saccadi e dell’arrampicamento, la capacità di esplorazione visuo-spaziale e l’integrazione visuo-motoria. Sulla base dei risultati, vengono proposti ai bambini e alle bambine esercizi per gli occhi e per il corpo, in modo da aiutarli a correggere i movimenti oculari e a migliorare la comprensione dello spazio e della posizione del proprio corpo nello spazio. L’esito di questi esercizi è il miglioramento, almeno nel breve periodo, di attenzione, comprensione del movimento e delle immagini, coordinazione e propriocezione. Quindi, migliorando i movimenti oculari possiamo incidere sul DSA.
Diagnosticare la presenza di movimenti oculari alterati in anticipo potrebbe ridurre l’insorgenza di DSA?
Da diversi anni ci sono degli studi, proposti soprattutto da gruppi svedesi, che mettono in relazione la qualità dei movimenti oculari a 5 mesi e lo sviluppo cognitivo a tre e 6 anni. Comincia quindi ad esserci sufficiente evidenza scientifica che la valutazione precoce della qualità dell’organizzazione dei movimenti oculari può dare indicazioni prognostiche sullo sviluppo delle competenze cognitive in età prescolare e scolare e sull’apprendimento. Uno screening dei movimenti oculari a 5 anni durante la scuola materna potrebbe essere un’ottima forma di screening se, come appare possibile, la relazione di causa effetto tra movimenti oculari e DSA verrà provata scientificamente. Al momento, lo studio del Polo Nazionale e del Servizio di Oculistica e Ortottica Pediatrica è in corso e vogliamo raggiungere un alto numero di casi prima di trarne le conseguenze. Già ora, però, sulla base di risultati preliminari, osserviamo il miglioramento nelle capacità di apprendimento susseguente agli esercizi di riabilitazione dei movimenti oculari.