Il lungo periodo di distanziamento fisico sarà particolarmente difficile per le persone colpite da disabilità visiva. Per questo gli operatori del Polo Nazionale Ipovisione e Riabilitazione visiva – unico centro a livello mondiale di collaborazione dell’OMS per la riabilitazione visiva – hanno avviato un progetto video per continuare ad essere vicini ai propri pazienti. “Vogliamo essere utili, anche nella distanza”, ha dichiarato Filippo Amore, Medico Oculista e direttore del Polo Nazionale Ipovisione e Riabilitazione Visiva, la sede italiana dell’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità che ha avviato l’attività del Polo oltre 10 anni fa nella struttura dell’Ospedale Gemelli di Roma. “Vogliamo permettere ai pazienti di continuare e rinfrescare il percorso di riabilitazione e vogliamo far conoscere, a chi non l’avesse già incontrata, questa grande opportunità di riconquistare spazi di libertà”.
“Il motivo principale è che l’aver intrapreso un percorso di riabilitazione visiva ha permesso ai pazienti del Polo di farsi trovare meglio preparati ad affrontare la prova del COVID-19. Sia la terapia psicologica che la conoscenza di come operare con i tanti ausili ottici e informatici disponibili hanno rappresentato un grande punto di forza per ricacciare indietro solitudine, tristezza ed emarginazione sociale”.
“Chiunque abbia dimestichezza con l’ipovisione sa, infatti, che non esistono formule magiche, perché la vista perduta non si recupera. Ancora troppo pochi sanno, però, che c’è un ambito sul quale possiamo fare una grossa differenza: l’autonomia personale”.
“Ci sono moltissimi ipovedenti che hanno ripreso a vivere grazie alla riabilitazione. Ce ne sono molti di più che possono imparare come farlo”.
“Con loro – conclude Amore – in questi video cercheremo soluzioni, giorno per giorno, ai problemi reali della quotidianità: come affrontarli da soli e in quali farsi aiutare. Assieme a loro e ai bravissimi terapeuti e ortottisti del Polo Nazionale Ipovisione andremo alla ricerca degli ausili che possono fare la differenza nella libertà di coltivare relazioni, soddisfare bisogni, sbrigare le proprie pratiche e avere cura di sé in maniera indipendente, costruendo certezze e margini di fiducia sui quali costruire la vita piena, dignitosa e felice alla quale le persone che hanno perso il dono della vista hanno assoluto diritto”.
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